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Maratona di Torino:Una Corsa Tra Potenziale e Occasioni Mancate

Torino, la mia debolezza. Lo ammetto senza troppi giri di parole: adoro questa città. Ha un’eleganza sabauda, un fascino che poche altre città italiane riescono a eguagliare. E forse è proprio per questo che, quando mi sono presentato al via della Maratona di Torino, avevo aspettative altissime. Spoiler: sono state deluse.

La Maratona di Torino è in crescita, ma…

Non fraintendetemi, i numeri stanno migliorando. Ma parliamoci chiaro: siamo lontani anni luce dalle grandi tre del panorama italiano, ossia Roma, Firenze e Milano. E qui entra in gioco una legge spietata, quella del mercato: attirare nuovi runner è facile, ma conquistarli e mantenerli soddisfatti è un’altra storia. Ecco, Torino ha ancora tanta strada da fare.

Uno degli errori più grossolani? Le due partenze separate per la maratona e la mezza. Portare i runner a Borgaretto con mezzi pubblici due ore e mezza prima della partenza è, permettetemi il termine, un’assurdità. E poi, seriamente, vogliamo mettere la bellezza di uno start in Via Roma, sotto i portici, con il cuore pulsante di Torino come cornice? Questa è la differenza tra un’esperienza anonima e una memorabile.

Le partenze separate: un disastro organizzativo

Il percorso: industrial
mente poco attraente

Capisco che 42 km in centro storico siano logisticamente impossibili, ma portare i runner nella zona industriale è un vero peccato. Correre tra capannoni e asfalto desolante non è proprio il massimo. Torino è piena di scorci spettacolari: perché non valorizzarli?

Per farmi un’idea più completa, ho chiesto a diverse persone di darmi un feedback sul percorso, e il commento che mi ha colpito di più è stato questo: “Non vale il nome Torino City Marathon, perché ci sono solo 5 km in città, tutto il resto è Torino e dintorni. Alla fine, della città ho visto ben poco.”
Ed è difficile non essere d’accordo. Una maratona che porta il nome di una città dovrebbe raccontarla, farne percepire l’identità e il fascino. Qui, invece, si ha la sensazione di correre un evento periferico, più vicino a una “Torino e hinterland Marathon” che alla celebrazione della città stessa.
A peggiorare il tutto, ci sono stati diversi punti con curve a 180 gradi che spezzano completamente il passo. Immaginatevi: sei nel pieno del tuo ritmo, concentrato sulla gara, e poi, all’improvviso, ti trovi a fare inversione di marcia. Disturbante, frustrante e tutto tranne che fluido.

Un applauso va senza dubbio ai volontari, veri eroi silenziosi della giornata. Sempre presenti, sorridenti e pronti a supportare ogni runner, hanno reso più sopportabili i momenti di fatica lungo il percorso. Anche i ristori sono stati impeccabili: ben distribuiti e sempre forniti di tutto il necessario per mantenere idratati e motivati i partecipanti.

Ma c’è un aspetto che stona, ed è la massiccia presenza di plastica. Parliamo dei bicchieri usa e getta, che ormai sono ovunque nelle manifestazioni sportive. È il 2024, il mondo si muove verso la sostenibilità, e credo sia arrivato il momento per gli organizzatori di fare un passo avanti in questa direzione.

i volontari e i ristori

La medaglia. Ah, la medaglia! Quel trofeo simbolico che ti porti a casa dopo 42 km di fatica, sudore e imprecazioni verso tutto il pantheon degli dei. Onestamente, non riesco a darne un parere positivo, e non è solo la mia opinione: sui social è stato un massacro di recensioni negative, e purtroppo mi tocca essere d’accordo. La medaglia deve essere la medaglia, punto. Deve gridare al mondo: “Ho fatto qualcosa di straordinario!” Invece questa? Minimalista, scarna, quasi anonima. Capisco lo stile “essenziale”, ma qui si rasenta il vuoto cosmico. Già quelle in legno le tollero a malapena (e con malapena intendo che le uso come sottobicchieri). Questa, per i miei gusti, non lascia il segno, né al collo né nei ricordi.

La medaglia è il tuo trofeo, il tuo premio, il tuo “ho corso 42 km e me lo sono guadagnato”. È il dettaglio che non puoi sbagliare, perché è l’unica cosa che resta oltre al mal di gambe. Se proprio vogliamo fare minimalismo, facciamolo con stile, ma non dimentichiamoci che per noi runner, quel pezzo di metallo vale più di mille applausi.

La medaglia è il tuo trofeo, il tuo premio, il tuo “ho corso 42 km e me lo sono guadagnato”

Messaggio alle istituzioni

Ora, un piccolo sfogo. Leggere su un giornale torinese titoli come “Oggi c’è la maratona, città bloccata per 7 ore” è deprimente. E poi, l’assessore allo sport che si scusa con i cittadini per il disagio? Ma stiamo scherzando? Una maratona è un’opportunità, non un problema. Firenze, ad esempio, ha saputo trasformare la sua maratona in una festa per la città. I runner portano turismo, indotto, visibilità. Eppure, a Torino, sembra quasi che la maratona sia vista come una seccatura.

Settimana scorsa ero a Firenze per la 40° firente marathon, e vi posso garantire che l’atmosfera si respirava già giorni prima. Non parliamo di una città qualunque: Firenze è piena di turisti 365 giorni all’anno. Eppure, per la maratona, c’era un clima unico, con 10.000 runner e le loro famiglie che riempivano alberghi, ristoranti e negozi. Io, mia moglie e mia figlia abbiamo speso una piccola fortuna in quei 4 giorni. Questo è il potenziale che Torino sta ignorando.

in conclusione

Torino, svegliati!

Torino può fare di più, molto di più. Ha una posizione geografica invidiabile, un periodo perfetto per correre e un potenziale enorme. Ma per diventare una maratona top, serve un salto di qualità, non solo organizzativo, ma anche culturale. Come diceva Paulo Coelho: “Credo che una cosa renda impossibile la realizzazione di un sogno: la paura di fallire.” Torino, non avere paura di osare. Noi runner siamo qui, pronti a tornare… ma solo se ci convincerai che ne vale la pena. E voi, avete corso la Maratona di Torino? Fatemi sapere nei commenti la vostra esperienza!
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