
Ero a Firenze per la maratona e, come ogni runner che si rispetti, mi sono recato all’expo per ritirare il pettorale e il pacco gara. Gli expo delle maratone sono il paradiso del podista: stand colorati, scarpe ovunque, odore di nuovo, e quel brivido che ti fa sentire come un bambino a Disneyland. Ma c’è una cosa che evito: comprare scarpe.
Di solito non compro scarpe agli expo perché le aziende soffrono di quella che chiamo la sindrome del portafoglio ingordo. Prezzi gonfiati, zero sconti significativi e quella sensazione che, invece di farsi pubblicità, preferiscano spremere i runner. Perché mai dovrei pagare lo stesso prezzo (o di più) che pagherei nel negozio sotto casa o online? Insomma, lasciamo stare.

Ma torniamo a Firenze. Dopo questa breve (e meritata) polemica, mi fermo da Joma. Sì, quel brand spagnolo che conosco dai tempi in cui giocavo a calcio a 5. Mi attira un modello: le JOMA R1000. Le guardo con un po’ di snobismo, lo ammetto. Sono fedele alle Hoka, e ogni volta che ho provato a cambiare non è mai andata bene. Ma non critico senza provare.
Così il venditore – gentile e persuasivo – mi invita a provarle. “Ok,” penso. Tolgo le mie adorate Hoka e infilo le R1000. E qui succede una cosa strana.

La calzata mi sorprende. Passeggio un po’ qua e là nello stand e devo ammettere che il primo feeling è… piacevole. Anzi, più che piacevole. Non c’è quella rigidità o quella sensazione di doverci fare il callo. No, mi sento comodo, quasi intrigato. Ma attenzione: non sono uno che compra d’impulso. Mi prendo tempo, rifletto, confronto, insomma, sono un tipo meticoloso.
Morale della favola? Torno a casa con le JOMA R1000. Ora non vi anticipo tutto, perché la vera prova sarà quella di metterle alla prova in allenamento. Per ora, diciamo solo che questo tradimento momentaneo alle mie Hoka mi ha lasciato con più domande che risposte. Potrebbero davvero essere un’alternativa valida? Vi aggiorno presto, ma una cosa è certa: a volte, cedere alla curiosità non è poi così male.
Aggiornamento, 150 km dopo…
Partiamo da qui, con quello che dice Joma: “Scarpa ideale per corridori veloci, con tecnica raffinata e passo neutro, adatta a chi corre sotto i 4 minuti al chilometro.” Ok, chiariamoci subito: non sono esattamente il poster boy per questa descrizione. Non sono Kipchoge, non ho una falcata da manuale, e di certo non corro sempre sotto i 4’/km come se fosse la mia zona di comfort. Ma, l’acquisto impulsivo era già fatto. Il feeling al stand c’era. E così, con un sorriso da scommessa azzardata, sono uscito e ho iniziato a macinare chilometri con queste R1000.
E ora, 150 km dopo, eccomi qui a raccontarvi la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità su queste scarpe.
La prima impressione: “Wow, ma sono scalzo?"
Corse lunghe: oltre i 20 km? Da esplorare
La questione della piastra in carbonio
in conclusione

Non sei un corridore da 3’30” al chilometro? Tranquillo, nemmeno io, eppure mi ci trovo alla grande. La Joma R1000 è una scarpa versatile, leggera e ammortizzata che può regalarti grandi soddisfazioni, soprattutto negli allenamenti più tecnici come le ripetute.
Detto questo, c’è un punto che mi brucia e lo ripeterò fino alla nausea: in Fiera NON PUOI PAGARE COME IN NEGOZIO! Pagare 130 euro per queste scarpe è stato un po’ un pugno nello stomaco, soprattutto perché sono convinto che online si possano trovare a meno. È una questione di principio: se vado in Fiera, voglio il vantaggio di una promozione, altrimenti tanto vale restare comodi sul divano e cliccare “compra ora.”
Quindi, il mio consiglio è questo: se hai una tecnica di corsa neutra, ami la leggerezza e cerchi una scarpa che ti accompagni in allenamenti vari, allora prova la Joma R1000.