
C’è un fascino unico nell’essere veloci, nel sentire il vento sul viso mentre si sfidano i propri limiti su percorsi brevi e intensi.

Sono quei 5 o 10 km dove ogni secondo conta, dove l’adrenalina scorre e l’obiettivo non è solo arrivare, ma arrivare più veloce che mai. Spesso, chi corre distanze brevi ha quella grinta innata, un talento che li porta anche a competere per un podio.
Dall’altra parte, c’è chi trova la propria dimensione nelle lunghe distanze: mezze maratone, maratone, o persino ultra. Qui non si corre solo con le gambe, ma con la testa e il cuore. La velocità lascia il posto alla resistenza, e il cronometro diventa secondario rispetto alla capacità di restare in gioco fino alla fine. È una sfida di pazienza, forza mentale e, soprattutto, di connessione con sé stessi.
Questi due approcci così diversi spesso dipendono da fattori personali: l’età, la condizione fisica, gli obiettivi. E non è detto che si debba scegliere una volta per tutte: nella vita di un runner, ci sono momenti per volare e momenti per camminare, momenti per cercare il tempo e momenti per cercare la distanza.
Ma sapete una cosa? Non importa se siete più veloci o più resistenti, se amate i 5 km o i 42. Quello che conta davvero, ciò che ci rende degni di stima, non è un podio o un tempo perfetto. È il coraggio di indossare un pettorale, affrontare una gara, e accettare la sfida. Una sfida che, spesso, non è contro gli altri, ma contro noi stessi. Superare quella voce interiore che dice “non ce la fai” e dimostrarle il contrario è una vittoria più grande di qualsiasi trofeo.

E' una runner appassionata. Con il suo motto "Corro x sentirmi bene mentalmente, dimenticando le difficoltà fisiche", affronta ogni corsa come un'opportunità per superare i propri limiti e migliorarsi, concentrandosi sul benessere mentale che solo la corsa sa regalare.