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Firenze marathon: il giorno dopo…

La Firenze Marathon ha il suo fascino. Questo è un dato di fatto. Non è una questione di opinioni e non accetto discussioni! Partire e arrivare ai piedi della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con il Battistero di San Giovanni a fare da cornice, è qualcosa che vale già da solo il prezzo del pettorale. Correre tra le strade di Firenze significa immergersi nel cuore del Rinascimento, respirare arte e storia, ed è una di quelle esperienze che ti rimangono incollate addosso per un bel po’. Quest’anno, la 40ª edizione è stata un vero spettacolo: 12.000 runner da 90 Paesi hanno invaso la città, trasformandola in una celebrazione globale di sport e cultura. Migliaia di stranieri si sono ritrovati a correre su strade medievali e rinascimentali, in uno scenario che rende Firenze una delle città più amate al mondo. Se il fascino di questa gara non vi ha conquistato, dubito seriamente che ci sia qualcosa in grado di farlo.

ORGANIZZAZIONE: TOP, E NON SI DISCUTE​

Quando si parla di organizzazione, la Firenze Marathon si conferma impeccabile. Certo, qualche lamentela l’ho sentita – tipo chi si è lamentato per le partenze un po’ strette o per il fatto che il deposito borse fosse “troppo lontano”. Ma siamo seri: siamo runner, facciamo centinaia di chilometri al mese, e poi ci mettiamo a mugugnare per un chilometro a piedi? Dai ragazzi, un po’ di coerenza.

Personalmente, ho trovato tutto molto comodo. Ritiro pettorale e pacco gara alla Stazione Leopolda: rapido, pratico e ben segnalato. E il percorso per arrivarci, che sia a piedi o in navetta, è semplicissimo. L’expo? Un livello che in Italia si vede raramente, ben fornito e degno della maratona. Non come certi eventi (ciao Milano Marathon) dove l’expo sembrava uscito da una fiera di paese.

I ristori lungo il percorso sono stati ben forniti: acqua, sali e, per chi sentiva il freddo nelle ossa, tè caldo a volontà. Dopo la mezza, ho notato anche qualche volontario che distribuiva gel: un’attenzione non da poco.

Ma ora il punto dolente: i bicchieri di plastica. Non li sopporto. Soprattutto con il freddo, bere da quei bicchieri è un’impresa: o ti versi l’acqua addosso, o rischi di soffocare tentando di correre e idratarti allo stesso tempo. Sarebbe troppo complicato adottare le mini-bottiglie che usano in molte maratone estere? Ci pensino per il futuro.

RISTORI: PROMOSSI, MA CON RISERVA

medaglia 40 firenze

LA MEDAGLIA: UNA PICCOLA OPERA D’ARTE

La medaglia della Firenze Marathon non delude mai, ma quest’anno si è superata. Per celebrare il 40° anniversario, la designer Susanna Alisi ha realizzato un capolavoro ispirato alla Cupola del Brunelleschi, simbolo di Firenze e del Rinascimento. Guardarla è come avere un pezzo di storia al collo. Una medaglia che non è solo un trofeo, ma un ricordo che custodirò gelosamente.

PERCORSO: VELOCE, MA NON PER TUTTI

Diciamolo chiaramente: il percorso è per il 95% velocissimo. Se avete un Personal Best in mente, Firenze è la gara giusta. Certo, bisogna mettere in conto i tre ponti, il cavalcavia di Piazza Alberti e qualche curva insidiosa sul finale. A gambe stanche, possono fare la differenza. Ma il vero protagonista resta il centro città: tra le strade strette, i palazzi storici e l’energia del pubblico, correre qui è un’esperienza unica. Certo, il fondo non è sempre perfetto, e il meteo a fine novembre può essere imprevedibile, ma è proprio questo a renderla speciale. Per me, Firenze è una gara del cuore. Qui ho esordito in maratona nel 2018, in una giornata da tregenda: pioggia battente e crampi nei chilometri finali. Eppure, nonostante tutto, non c’è maratona che mi abbia lasciato emozioni così forti.

in conclusione

FIRENZE, UN’ESPERIENZA DA VIVERE

Correre la Firenze Marathon è qualcosa di più di una semplice gara. È un viaggio nel tempo, un tuffo nell’arte e nella storia, e una sfida che ti lascia un segno profondo. Chi vuole vivere una maratona indimenticabile, dove sport e bellezza si fondono, non può che scegliere Firenze. E voi? Avete corso questa maratona? Raccontatemi le vostre emozioni nei commenti oppure scrivendomi. Intanto, io mi godo il ricordo di una gara che, anno dopo anno, continua a sorprendermi e a farmi innamorare di questo sport.
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